Sono Flavia, ho 19 anni e questa per me è stata la terza esperienza come volontaria.
Scrivere una testimonianza non è cosa semplice, si ha il timore di cadere nel banale, nello scontato, nei sentimenti rievocati. Per questa ragione ho deciso di parlare di ciò che ho provato, di ciò che ho tastato, visto e odorato.
Credo profondamente che l’Africa sia animata da un cuore pulsante e che come ogni organo che si rispetti può rilasciare adrenalina, forza, entusiasmo ma, a volte, tante, troppe, può provocare dolore. Durante la mia permanenza ho avuto la gioia di tenere tra le braccia un bambino nato da pochi giorni, lo guardavo con ammirazione ed invidia, quel piccolo si stava affacciando alla vita con entusiasmo, una moltitudine di aspettative, sogni e con la speranza di lasciare un’impronta di sè in questo nostro mondo. Mi stringeva con forza il dito, dimostrandomi di avere una forza da leone, di essere un guerriero, un combattente. Il giorno seguente ci è giunta la notizia che quel bimbo si era spento nonostante il soccorso immediato e disperato di due nostri volontari: Eliana e Roberto.
In quel momento ho provato un misto di rabbia e impotenza, nonostante l’avessi tenuto tra le braccia, l’avessi osservato, non mi ero accorta di nulla, nessuno poteva immaginare quel che stava per accadere. Riflettendoci, voglio pensare che quelle minuscole manine che stringevano le mie dita erano un segnale, era il segnale che lui stava lottando, stava lottando per aggrapparsi alla vita …. perchè nella vita bisogna sempre combattere.
E’ strano pensare che quel piccino, di appena 5 giorni, aveva così tanto da insegnarci …. lo penso e gli sarò grata per sempre.
di Flavia Sormani