Stefania Mingozzi, 2013
A volte un anno vola, e non ce ne si rende neppure conto.
Ma in un anno, tante di quelle cose possono cambiare che a volte girandosi indietro a riguardare a quei mesi ci si domanda se davvero ne siano passati solo una dozzina e non centinaia …
L’anno scorso al nostro arrivo in Casamance, suor Domitilla ci attendeva alla guida del pick-up per portarci come al solito a Cabrousse. Quest’anno, ad accoglierci in aeroporto un nuovo volto: suor Pepine; e in orfanotrofio, altre nuove suore della congregazione, che hanno iniziato il loro mandato lì da pochi mesi.
Gli orfanelli che avevano 5 anni l’anno scorso e che si pavoneggiavano nell’orfanotrofio di Oussouye, “grandi tra i piccoli”, li abbiamo ritrovati quest’anno a Cabrousse: a imparare a leggere e scrivere, a cercare la protezione dei ragazzini di 12-13 anni, e a farsi nuovamente coccolare e viziare; li abbiamo ritrovati nuovamente “piccoli fra i grandi”.
Un anno fa una bimba che era nata il giorno del nostro arrivo mi aveva rubato il cuore. Quest’anno ho fatto fatica a riconoscere nella paffuta bambolina nera che accenna i suoi primi passi incerti verso di me la stessa neonata che stringo tra le braccia nella foto dell’anno passato.
L’anno scorso durante il nostro soggiorno assistevamo al progresso dei lavori di costruzione della nuova maternità. Maternità che quest’anno abbiamo trovato completata e già funzionante, e di cui le donne del villaggio hanno voluto rendere grazie con una festa a noi dedicata.
Quando l’anno scorso siamo andati in Guinea Bissau a valutare la fattibilità del progetto di realizzare una piccola maternità nel villaggio di confine da cui spesso le donne si mettono in marcia in travaglio per andare a partorire a Cabrousse, in un ambiente più sicuro, l’unica struttura presente era una capanna. Quest’anno abbiamo trovato le fondamenta di un edificio che garantirà maggiore protezione a queste donne.
Nell’arco di un anno, quanti adulti e bambini si sono spostati da un villaggio a un altro? Quanti neonati sono venuti al mondo e hanno imparato a camminare? Quante donne hanno dato al mondo un figlio, che sia avvenuto sotto un tetto di tegole o di paglia, o semplicemente sotto il cielo? Quante volte abbiamo ripensato ai volti delle persone incontrate in quella manciata di giorni trascorsi in un mondo così distante dal nostro? Quante volte ci siamo domandati come stessero e cosa stessero facendo? Quante volte abbiamo sentito il pensiero ricambiato?
Nell’arco di un anno, una vita può cominciare.
Nell’arco di un anno è stato completato un edificio dove garantire condizioni più sicure per la nascita.
Ora è bello pensare a tutte le vite che prenderanno il via da questo nuovo inizio.