Cabrousse. Arriviamo tutti insieme ma non ci aspettano, non abbiamo specificato orari. I bimbi ci vedono da lontano, che emozione, scambiano me per Francesca, corrono a braccia tese “Francì, Francì”. Mi spuntano le prime lacrimucce, li abbraccio, incredibile quanti riesca a stringerne contemporaneamente, sussurro “No, seulement la maman, papà, e la petite soeur Flavia, avec notre amì Roberto”
Non importa, sono felici ugualmente! I più espansivi partono a raffica con le domande e ci saltellano intorno, i più timidi ci prendono per mano con dolcezza e … non si staccano più. Come sono belli, come sono cresciuti! Purtroppo vediamo anche faccine nuove, avevamo saputo del loro arrivo ma non li conosciamo. E poi il gruppetto “dei 6 anni”, trasferiti da Oussouye, per iniziare la scuola. Qui cercano di darsi un tono, sono consapevoli di appartenere ormai al gruppo dei grandi!
Roberto è affascinato, non si aspettava tutta questa spontanea manifestazione di affetto, tanta disinvoltura e loquacità. Li chiama subito tutti a raccolta e prende ad organizzare giochi, balli, esercizi ginnici e … tanto altro. I bambini gli si abbandonano affascinati, 5 minuti dopo è già diventato il loro idolo. Flavia lo affianca, è più timida e si occupa … dei bambini più timidi, esortandoli ad entrare nel gruppo. La osservo, la mia piccola ha già perso quella vaga espressione imbronciata, così tipica della sua età.
La sento “più vicina”, sta buttando via la maschera …
Non riuscirò a convincerla per tutta la settimana a lasciar perdere matita e ombretto, così fuori luogo per l’ambiente e la temperatura, so che ne ha bisogno per trovare il coraggio …. di affrontare la vita. Noto però che non pensa più durante la giornata a ritoccarsi e pettinarsi. Per una settimana avremo con noi una ragazzina affettuosa, allegra e impegnata. Ancora una volta lo Spirito dell’Africa vuole farci un dono, polemiche e ombrosità caratteristiche dell’adolescenza sono proprio rimaste a casa!
Ecco Domitilla, senza che ce ne accorgessimo una bimba è corsa a chiamarla in Maternità. Arriva correndo, le corro incontro e ci abbracciamo ridendo come bambine. L’affetto che ci lega non necessita di tante parole, è bello ritrovarsi dopo un anno carico di tensioni per tutti. Notiamo che è sempre molto magra ma un po’ più distesa, ci spiega che dopo l’arrivo di suor Giselle, mandata dalla Casa Madre per aiutarla, le cose vanno molto meglio. E’ giovane ma sta imparando in fretta.
E’ un’impresa trovare Roberto per presentarglielo, ormai è il “capobanda dei bambini”. Nasce un’immediata e reciproca simpatia. Roberto per tutta la settimana, a differenza dalle altre suore, la chiamerà semplicemente “sora”. Con lei è tutto un susseguirsi di battute e battibecchi scherzosi, che io, con il mio francese puramente inventato, devo continuamente tradurre.
Troviamo il modo di organizzare un incontro importante per il giorno dopo. Verrà Joseph, il referente di un’altra associazione, che si è già occupato di seguire opere di costruzioni sul posto. L’interprete sarà come sempre Suzanne.
Visitiamo la Maternità, Roberto nota subito la carenza di lenzuola, per lo più le donne stanno sdraiate su materassi di una tremenda vimpelle. Lui ha uno studio fisioterapico così inizia a prendere misure. Conta di rifornirli di lenzuola usa e getta. Scopre parecchie pecche nell’impianto elettrico, rimpiange il suo trapano e cerca di spiegare a Domitilla cosa gli serve, può almeno tentare di “mettere qualche toppa”. Convince poi la nostra mitica suor Denise, anziana e bloccata da un’anca e da un ginocchio, a farsi dare un’occhiata. A dir la verità lei è un po’ perplessa, non capisce il termine “fisioterapista neurologico”, decidiamo di spacciarlo per “ortopedique”, molto più semplice! Allora lei, risoluta, se lo porta in camera.
Roberto ci riferisce che può fare ben poco, necessita di due interventi pesanti ma è avanti con gli anni e …. siamo in Africa! Comunque ha con sé, nella sua dotazione farmaceutica, medicinali, spray e cerotti che l’aiuteranno …. le lascia tutto, insieme al suo grande cuore! Denise è felice e si pavoneggia per tutte le coccole che le riserviamo.