Arrivo a Dakar intorno alle15 come previsto. Siamo elettrizzati, nelle 6 ore d’attesa per il volo interno, siamo in grado di acquistare il pick-up per la Maternità di Cabrousse, portando così a termine il progetto 2008. Questo grazie alla straordinaria donazione della ditta Flou. Dobbiamo telefonare alla concessionaria Mazda, precedentemente contatta ed organizzare l’incontro. Speriamo di trovare all’aeroporto suor Maria Teresa,( come ci è stato quasi promesso), la superiora generale della Congregazione, presente in 8 stati africani. Oltre al piacere ed alla curiosità di conoscerla, per noi sarebbe un aiuto preziosissimo per la trattativa dell’autovettura, infatti è senegalese ma parla perfettamente italiano. Eccola, c’è davvero! Una suora alta, bel portamento, aria sicura e intelligente. Ci si avvicina decisa e abbraccia teneramente Francesca, le ha già parlato per telefono, in più, con Francesca, così piccina e minutina, viene naturale comportarsi così. Chi la conosce meglio però sa che, all’occorrenza sa tirare fuori gli artigli e trasformarsi in una” tigrotta”! Suor MariaTeresa saluta e abbraccia cordialmente anche noi ma in maniera decisamente più formale. Data la sua posizione giudichiamo che sia normale. Efficiente ed organizzata si occupa della custodia dei nostri ingombranti bagagli ( abbiamo con noi parecchio materiale umanitario), telefona alla Mazda e in tono imperativo informa che l’incaricato deve farsi trovare alla Casa Madre entro 30 minuti con l’autovettura perché noi abbiamo pochissimo tempo. Arriviamo alla Casa Madre un po’ intimiditi, si tratta di un edificio decoroso ma molto spartano. Ci accomodiamo in un salottino, le consegniamo il nostro calendario, lei coglie l’occasione per ringraziarci di tutto quello che stiamo facendo e per chiarire “ alcune cosette.” Lei apprezza e capisce il nostro desiderio di avere un rapporto diretto con le suore con le quali abbiamo fratenizzato, trova giusto che noi concordiamo i progetti con loro per poterli gestire e seguire .Ci prega però di coltivare il rapporto con le nuove responsabili, a noi va benissimo, suor Domitilla,nuova responsabile di zona, gode già di tutto il nostro affetto e fiducia( nei giorni a seguire impareremo ad apprezzare e a voler bene anche a suor Georgette e suor Clementine 2). Ci sembra giusto! Ci raccomanda di controllare con le suore gli elenchi dei bambini che frequentano la scuola, i cambiamenti che ci sono stati possono aver generato un po’ di confusione e ci ricorda che noi siamo responsabili davanti ai benefattori e dobbiamo accertare l’ effettiva presenza scolastica. Era uno dei lavori che avevamo già in programma ma sentirlo dire ci conferma che tutto si sta svolgendo con grande serietà da ambo le parti. Aggiunge che lei non ha alcuna intenzione di farsi da intermediaria tra noi e le tre strutture che stiamo aiutando, ci prega però di tenerla informata su tutti i nostri movimenti, tutte le suore godono della sua fiducia ma lei rimane comunque responsabile di tutto. In caso di qualsiasi, anche banale, errore sarebbe comunque lei a doverne rispondere.
Finalmente capiamo e quelle lievi ostilità del passato sono cancellate. Aggiunge che qualche suora è più intraprendente delle altre, a volte troppo e tende a prendere delle iniziative senza curarsi di informare nessuno, ciò non è bene perché dice, in una Congregazione oltre al dovere di rispettare le gerarchie, tutto funziona bene solo se si fa un “ gioco di squadra”. In cuor nostro sappiamo che si riferisce a suor
Clementine , lei ,così intemperante, così insofferente alle regole. Capiamo che uno dei motivi del trasferimento è sicuramente questo.
Arriva il signor Ly della Mazda con la vettura. Molto bella ma ci sembra un po’ piccola, sul catalogo avevamo visto un modello leggermente più grande, non ha però le 4 ruote motrici, in compenso ci sembra più confortevole, costa un po’ di più ma già che ci siamo… chiediamo un parere a Maria Teresa, lei ride e risponde di aver fatto tante cose nella vita ma non le è mai capitato di guidare nella savana per recuperare partorienti. Lascia perciò pieni poteri di scelta a suor Domitilla che dovrà guidare il mezzo. Suor Domitilla sceglierà le 4 ruote motrici e visti certi percorsi non possiamo che essere d’accordo! E’ arrivata l’ora di tornare in aeroporto , salutiamo e ringraziamo suor Maria Teresa che ci fa riaccompagnare con la sua macchina, lei non può venire perché ha la Via Crucis .All’aeroporto calcoliamo di avere tempo per mangiare un “ panino” e scambiare opinioni . In fila al ceck-in vediamo rispuntare suor Maria Teresa, è tornata per accertarsi che avessimo ritrovato i nostri bagagli e che non avessimo avuto problemi. Che carina! Ultima ora di volo, atterraggio particolarmente “ secco” e finalmente tocchiamo il suolo di Cap Skirring. Subito recupero bagagli sbattuti in qualche modo per terra, nel voltarci vediamo uno sparuto gruppetto che agita le mani verso di noi. Prime lacrimucce: sono suor Martine e suor Florance di Cabrousse che ci presentano suor Georgette che ha l’aria un po’ preoccupata. E’ lei che sostituisce suor Clementine alla Scuola Materna e forse teme un confronto. E’ quasi mezzanotte, il volo ha avuto un ritardo e ci spiegano che stanno aspettando da più di 2 ore. Che tenerezza mi fanno, tutte infreddolite ma contente. Purtroppo non possiamo intrattenerci con loro, fuori il taxi ci aspetta per il trasferimento in hotel, ci diamo appuntamento per l’indomani mattina e martedì con suor Georgette che si trova a Oussouye. Mi rivolge la parola un uomo, fino a quel momento non mi ero nemmeno accorta della sua presenza, penso sia il loro taxista. Scuoto la testa e comincio con la prima della mia serie di gaffes ( sono famosa per questo motivo) dico: “ Mi spiace, non parlo francese” Lui ride e risponde: “ Ma io sto parlando italiano, sono don Carlo, parroco di Cabrousse e ho studiato un po’ in Italia”. Rido anch’io imbarazzata ma coraggiosamente dichiaro: “ A quest’ora sono così stanca da non capire nemmeno l’italiano”. Saltiamo sul taxi, è notte ma la strada è familiare, svoltiamo, ma guarda, la s,tessa strada del Cap Royal, il nostro vecchio albergo, il cancello che si apre, ma… è lo stesso! E’ cambiato solo il nome ora che non c’è più Alpitur ma è sempre lui… il nostro caro, vecchio, confortevole albergo .Scendiamo, siamo circondati dai soliti ragazzotti che lavorano lì. Ci riconoscono, ci chiamano per nome, ci abbracciano tutti contenti, afferrano i nostri bagagli, ci festeggiano, ci dicono che temevano non tornassimo più con la chiusura della convenzione con Alpitur, dimenticano perfino di chiederci la mancia. Le nostre camere, questa volta sono sul mare,uno spettacolo… a dir la verità più per i turisti veri e propri, che per noi, che nel frattempo abbiamo incaricato i nostri ragazzi di procurarci un taxi per domani mattina alle nove. In fondo è solo il primo giorno, possiamo” prendercela comoda”.