Martedì 26 febbraio

Pubblicato il 8 luglio 2009 in 7 giorni meravigliosi, intensi e laboriosi

Martedì 26 febbraio

All’alba parlo con Dina , Simone è messo male, la febbre è ancora alta, disturbi gastrointestinali. Le passo il mio antibiotico, è più forte del suo, dose massima, tanto è un gigante. E’ arrabbiatissimo e preoccupato per le foto. Vorrei piangere ma sorrido e lo rassicuro, ce la caveremo! E’ irremovibile, non vuole assistenza, sua madre deve venire con noi per aiutarci. A  malincuore  partiamo

e, come proprio da programma, alle 9 siamo ad Oussouye , in perfetto orario-

 

Stiamo aprendo gli zaini per iniziare il nostro lavoro ma Georgette ci ferma, i bambini della scuola Materna hanno preparato qualcosa per noi. In ognuna delle 3 classi, questi piccolini hanno  preparato una canzone di benvenuto e una di ringraziamento. Le maestre li accompagnano con gli jambè. Sono bravissimi, impegnatissimi , spontanei e … meravigliosi! Non finisce qui. Nel cortiletto si radunano e tutti insieme, nuovi canti e nuovi balli, sono irresistibili, peccato che dobbiamo scattare 200 foto. Ad un certo punto applaudiamo, pensiamo che l’esibizione sia finita, ci alziamo,prendiamo gli zaini, ci complimentiamo con le insegnanti  e suor Georgette ma ci scusiamo… dobbiamo proprio iniziare. Georgette non dice niente, sorride, rimanda i piccoli in classe e si comincia. Gianadrea è nervosissimo, qui è più difficile scattare le foto, c’è meno spazio, i bimbi sono più piccoli e c’è più confusione . Lui è meno esperto e la nostra macchinetta non rende molto, siamo uno in meno, insomma è tutto più complicato. Gianandrea inizia a sbraitare,” No così, no cosà, sposta gli altri bambini, mi fanno ombra, tieni quest’altro, aspetta, vieni, corri… allora?” Temo mi chieda di spostargli anche il sole, che stress! Si comincia con i bambini che mancano, trasferito, “ ma come, dove? ”la povera Georgette è arrivata da poco, non li conosce, non sa. Poi gli ammalati, quanti! Accidenti all’epidemia senegalese! Ad un certo punto mi faccio prendere dal panico:  “ Ma come trasferito?,L’ ho appena sostituito ad un altro trasferito!” Sgrido quasi suor Georgette, lei si giustifica: “ La famiglia si è trasferita per motivi di lavoro la settimana scorsa! “Anche  questo è malato? Non è possibile, la famiglia non ha mai avuto una fotografia, per favore suora, veda se domani è possibile farli venire”. Lei promette che farà del suo meglio”. Ad un tratto mi dico che mi devo dare  una calmata, d’accordo l’ansia di portare a casa riscontri per tutti ma… cosa sto facendo? Sto vivendo la lista con troppo pathos, dopotutto non è la lista di Shindler , non muore nessuno per fortuna! MA COSA STO FACENDO? Pretendo che una suora trascini a scuola bambini malati per farsi la fotografia. Le dico di lasciar perdere, domani sarà quel che sarà, le famiglie in Italia capiranno! Arriva la una, è l’ora di pranzo, termineremo domani. Suor Georgette ci dice che prima di tornare in orfanotrofio le insegnanti vogliono parlare e ringraziarci. Ci sediamo tutti insieme all’ombra mentre i bambini vanno a pranzare.

 Le insegnanti ci ringraziano non solo per i sostegni ma anche per il materiale didattico che abbiamo inviato. Ci consegnano un quadro per uno fatto dai  bambini e le lettere di ringraziamento per i benefattori, noi diciamo che la festa è stata bellissima e loro molto brave. Suor Georgette con naturalezza ci dice che è stato un peccato doverci interrompere prima, i bambini avevano preparato dei balletti stupendi. Che figuraccia! Ci sentiamo malissimo, tutta colpa del tempo, avevamo bisogno di un mese!

 

Nel pomeriggio comunque dobbiamo parlare con le suore di un milione di problemi, controllare conti ecc. ma avremo tempo di gustarci i piccolini. Più tardi infatti ci apprestiamo a controllare la contabilità di suor Georgette, lei ci tiene moltissimo, ha una contabilità precisissima. Noi ripetiamo che non è necessario ma lei ci mostra quanto ha speso, fino all’ultimo centesimo. Gli stipendi degli insegnanti, la mensa dei bambini, il materiale scolastico ecc. Ordinata e precisa la battezziamo “la ragioniera” Ma quando inizia a parlare dei sostegni scolastici non ci raccapezziamo più, perfino Franca , il genio della contabilità, suda e si agita. Gianandrea continua a commutare disperatamente in euro. Noi abbiamo mandato tutti i rinnovi e perfino parecchie “nuove adozioni”, perché i conti non  quadrano? Pensiamo che suor Georgette voglia farci capire che le mancano dei soldi. Sono sconsolata, non servo a molto, dopo i primi tre numeri  ho perso il filo. Finalmente capiamo, suor Georgette ragiona in maniera completamente diversa dalla nostra. Sa che noi non abbiamo (ancora) benefattori per tutti i bambini, ma tutti hanno la medesima necessità, così man mano che i soldi arrivavano li divideva per il numero dei bambini presenti e così, mese per mese, la scuola finora era stata pagata a tutti. Le spieghiamo che noi assegniamo 80 euro ad ogni bambino, ogni famiglia italiana paga la scolarità di UN bambino. Capiamo il suo problema ma per l’anno prossimo vogliamo che sia così, se poi le famiglie, nel nome della solidarietà dei villaggi, si accordano per autotassarsi e chi ha un po’ meno problemi decide di versare qualcosa in più per favorire il bambino che non ha ancora casualmente un benefattore, ben venga, ma per noi è importante che sia garantita la scolarità per tutto l’anno del bambino aiutato. Chiarito tutto, suor Georgette è soddisfatta. Capiamo la sua ansia, nonostante la sua nuova contabilità, tenendo conto del considerevole numero dei bambini trasferiti, le avanzavano dei soldi, ce li vuole restituire. Non se ne parla nemmeno, come li deve usare? Decida lei! Georgette timidamente ci spiega che quasi nessuno ha pagato il grembiulino e il sarto sta (giustamente) protestando, certo vada per il sarto. E il rimanente? Può metterlo nella mensa o nel materiale scolastico, in particolare, se è possibile non chieda più soldi alle famiglie più bisognose fin che non troviamo nuovi benefattori! Ora che è tutto chiarito ci alziamo per andare a vedere se i piccolini si stanno svegliando. Vedo nel cortile un sacco di strani grossi uccelli, con il mio consueto spirito di osservazione chiedo soavemente a suor Clementine 2 se sono una razza piccola di tacchini, non so come faccia a rimanere seria rispondendomi che sono condor. Nell’ilarità generale mi difendo, sono solo una povera casalinga, per me i condor sono animali da film western o da cartoni animati, non li ho mai visti nei panni di animali da cortile! Finalmente i piccoli, che delizia! Dina è impressionata dalle croste, tagli, ematomi, piccole e grandi ferite. La “rassicuriamo”, in Africa è così. Giocando sempre all’aperto sono inevitabili i piccoli incidenti, in più qui la flora batterica è molto alta, non esistono disinfettanti e cerottini. Ci si occupa di una piaga solo se c’è in corso una seria infezione, cosa purtroppo abbastanza frequente, data la situazione. Quanti piedini martoriati, i piccolissimi capita che restino senza scarpe (vengono ammucchiate tutte assieme), piuttosto che mettere l’ultimo paio n. 37, se ne vanno scalzi. Penso a quelle mamme in  Italia che rifiutano di darci le scarpe smesse dei loro bambini perché “gli ortopedici dicono che non di devono MAI mettere ai bambini scarpe usate, per la buona crescita del piedino meglio che vadano scalzi”. Mi innervosisco, verissimo, sempre che non glieli amputino prima!Vorrei averle tutte qui, ora, forse cambierebbero idea! Diamine, questi bambini non vivono nella foresta amazzonica, non hanno la necessità di crearsi uno zoccolo da cavallo, sono solo bimbi poveri che non hanno le scarpe! Cerco di non pensarci più e gioco con loro tentando anche di non preoccuparmi troppo dell’influenza senegalese, specialmente dopo che Jeanne, la gemella storica, arriva e mi stampa un bel bacione sulla bocca. Invoco lo Spirito e mi lascio andare. Lo Spirito non ci abbandona , nei giorni a venire saremo tutti colpiti ma in forma leggera, 2 pastigliette e va tutto a posto, nessuno deve più fermarsi. Come sono belli i nostri bambini, sempre polverosi è vero, ma puliti! Hanno tutti quello straordinario, inconfondibile  buon profumo di bambino.  Il taxi arriva puntuale ma per noi è sempre troppo presto, appuntamento a domani! All’hotel troviamo Simone  molto meglio, è parecchio sbattuto ma ha già appetito, la cura sta funzionando, è sicuro che domani ce la farà a venire con noi. Grazie, grazie Spirito!