Lunedì 25 febbraio

Pubblicato il 8 luglio 2009 in 7 giorni meravigliosi, intensi e laboriosi

Lunedì 25 febbraio

Oggi inizia il vero lavoro: operazione fotografie riscontro dei bambini della scuola Materna ed Elementare di Cabrousse . Abbiamo già preso accordi con Suor Martine e con le insegnanti. Alle 8:30 siamo già sul posto! Un saluto veloce a suor Domitilla, appena arrivata, la troviamo energica come sempre ma notevolmente dimagrita, ora ha un doppio lavoro, doppie responsabilità. Si assicura per l’ennesima volta che ci fermeremo per pranzo ma anche tutto il pomeriggio perché dice devono passare un” po’” di mamme della Maternità per ringraziarci. Abbiamo già intuito che hanno in ballo una festicciola a sorpresa, dell’entità ce ne renderemo conto solo il pomeriggio. Scappiamo, lei alla  Matenità, noi nel cortile della scuola per iniziare.

Fuori il cuore, le strisce, le caramelle, distribuiamo i ruoli .Simone,  naturalmente il fotografo, è tranquillo e sicuro, sceglie la posizione, la posa, Francesca che deve essere fotografata con i piccoli non può rimanere in piedi o accovacciata immobile tutta la mattina sotto il sole a 40 gradi di temperatura. Si opta per una seggiolina, il bimbo starà sulle sue ginocchia. Franca che è precisa tiene la  lista dove man mano spunterà i bambini fotografati e prenderà nota degli assenti, dei trasferiti ecc. Io, con Gianandrea, devo applicare le strisce col nome sul cuore, devo accompagnare il bambino da Francesca, seguire le istruzioni di Simone, il cuore più su, più giù, più inclinato (per via del riflesso), Francesca ha il compito di cercare di far sorridere i bambini. Dina deve tenere d’occhio il bimbo fotografato, recuperarlo senza confonderlo con gli altri  (sembra facile!) e dargli tre caramelle, non di più, l’ha stabilito quella rompiscatole della solita capogita.Gianandrea deve stare pronto a cambiare il biadesivo sul cuore, scrivere, alla necessità, correggere i nomi sulle strisce.Tutto questo per più di 300 bambini. Coraggio, possiamo farcela! Si comincia, andiamo benissimo, il nostro è un lavoro a catena con suor Martine e un’insegnante che, con un copia della lista in mano, sfrecciano per il cortile a prelevare i bambini dalle varie classi. Suor Martine mi fa proprio pena, zoppica vistosamente, ha un problema ad un’anca ma  ha paura dell’intervento, la capisco! Comunque sudata e decisa continua a correre, cercando di interpretare quei nomi astrusi  che spesso noi abbiamo riportato male. Continuamo  senza sosta fino alle 11, suona l’intervallo. Cabrousse ha una scuola grande, frequentata da bambini che vanno dai 2 ai 12 anni. E’ una bella costruzione, come l’orfanotrofio è stata costruita da padre Luigi di Bergamo che aiuta in questo modo da parecchi anni. Nel cortile si riversano 490 bambini che giocano e  fanno merenda. Naturalmente è pausa anche per noi. Ci sparpagliamo e siamo assediati da bambini festosi di tutte le età. I piccoli ci si arrampicano in braccio, ne teniamo più che possiamo, intanto cerchiamo di rispondere alle domande dei più grandi: “ Chi siamo, come ci chiamiamo, da dove veniamo, cosa facciamo ecc..”

 

   Dopo qualche minuto arriva  Francesca agitatissima, ha gli occhi fuori dalle orbite:

“ Mamma, non posso crederci ho trovato Francesca, ti ricordi?” Anch’io non posso crederci, 3 anni fa Francesca è tornata in Senegal con un gruppo di Torino. Per la prima volta ha visitato la Maternità di Cabrousse, il 31 Dicembre precisamente. Una donna  aveva partorito poche ore prima, Francesca le aveva chiesto che nome avrebbe dato alla piccola, la giovane donna aveva risposto: “ Non so ancora,  tu come ti chiami?… Bene, allora la chiamerò Francesca.” La stessa cosa era capitata ad Oreste, si erano scattati reciprocamente una foto con il neonato in braccio ed erano tornati in Italia pensando che laggiù, in quell’angolino d’Africa ci fosse qualcuno con il loro nome. La foto di Francesca era talmente bella che l’abbiamo messa sui nostri cartelloni e lei ha sempre pensato a questa Franceschina ma senza soffermarsi troppo. Una delle tante piccoline le si avvicina, tenuta per mano da una grandicella con il grembiulino di scuola che le si presenta come la sorella. La piccina, un faccino stupendo da furbetta le si arrampica in braccio e alla solita domanda “ Come ti chiami?” Risponde pronta” Francesca”, non Francoise . Fransì,o Francisca… proprio Francesca! La mia Francesca perde un battito di cuore, chiede alla sorella la data di nascita ma lei  ricorda solo l’anno e il periodo (dopo Natale) . Volano in classe, con la maestra, si controlla il registro: ” Francesca Diatta nata il 31-12-2005, scorre l’elenco, nella stessa lista c’è anche un “Oreste”. E’ troppo! Ride e piange insieme, parla con l’insegnante,no, la bambina non ha ancora un benefattore, certo che ne ha bisogno, come quasi tutti del resto! Corre da noi e racconta tutto, Simone è pronto per le foto. “ Non posso che dire” Grazie Spirito”, se fosse passata 2 minuti dopo, 2 metri più in là , tra 500 bambini non avremmo mai saputo niente di lei. Allora è tutto vero, queste persone non vogliono solo essere gentili con i turisti. Riprendiamo allegramente il nostro lavoro, ogni tanto un trasferito,ai primi non mi preoccupo troppo, so che è abbastanza normale, mi spiace solo per le famiglie in Italia, che magari si sono affezionate a quella prima foto Alla una siamo esausti ma a buon punto, abbiamo programmato di tornare a Cabrousse Giovedì per terminare il lavoro, nella speranza che nel frattempo qualche malato torni a scuola. Torniamo in orfanotrofio, nel frattempo è arrivata suor Paulette, la conoscevamo appena, scopriamo che è simpaticissima, del tutto informale e pronta alla battuta.. Ha ancora il grembiule, ha voluto preparare con le sue mani un piatto per noi, delizioso, davvero, insalata,uova sode, avocado e pompelmo. Pranziamo in allegria, le raccontiamo tutto della piccola Francesca, lei ride, batte le mani, dice: “ E’ bellissimo, incredibile, evviva”  Conosce 10 parole di italiano ma è molto sveglia, alleviando così le fatiche della povera Franca, perché io sono il suo tormento, pretendo che traduca tutto giacchè  è quella, tra noi che parla decentemente ,( per me ottimamente)  francese.

 

Dopo pranzo, cerchiamo di raggiungere i bambini dell’orfanotrofio ma le suore ci guidano in un salottino, dove ci aspettano, sorpresa, la piccola Irene( vedi Lo Spirito dell’Africa) con la mamma Saly e la piccola Ramma, una bimba, alla quale, in seguito ad un incidente è stata amputata una gamba. Ora cammina, le hanno applicato, non chiedeteci come (ora  porta solo pantaloni lunghi ) un bastone con la punta in plastica per non scivolare. Questo le permette di camminare da sola, ora riesce anche a sorridere … qualche volta. Ci si stringe il cuore, in Italia stiamo studiando come aiutarla per una protesi ma non abbiamo niente di concreto da proporre alla sua famiglia, così non possiamo toccare l’argomento. Qualche scambio di regalini, un’infinità  di foto, una faticosissima conversazione, le 2 mamme parlano poco francese, solo Diola e noi…ahimè! Non sappiamo più che fare,oltre a sorridere e ricambiare sorrisi .Sono  spariti tutti. Cominciamo a sospettare di essere stati blindati nel salottino per via della “ festa a sorpresa.

 

Dopo un tempo interminabile arriva Domitilla che annuncia : “ E’ tutto pronto nel cortile della scuola, venite con me” Prima di aprire la porta ci spiega:”  Fuori troverete la rappresentanza delle mamme più anziane, la tradizione vuole che siano loro a portarci al centro di questa festa di ringraziamento ,troverete nel cortile le mamme di Cabrousse e dei villaggi vicini che prima o poi sono passate per la Maternità. Ci sono le rappresentanti delle 3 religioni: cattolica, mussulmana e  animista. Dovete seguirle, prima Francesca ( come Presidente), dietro tutti noi. Coraggio e buon divertimento!”  Apre la porta un gruppo di donne anziane in costume tradizionale con un in mano un ramo di palma, ci accoglie con inchini, parole incomprensibili, sorrisi, si forma un corteo festoso noi seguiamo come ci è stato spiegato.. Quello che vediamo supera ogni nostra fantasia. Nel cortile, in cerchio ci sono almeno 200 mamme, molte altre sedute a terrra, il pubblico.  Al centro un enorme tam tam, 2 jambè e un gruppo di uomini che iniziano subito a suonare. Scoppiano gli applausi. attoniti  e con l’aria da salami ci sediamo ai posti che ci vengono indicati ad una grande tavola imbandita, sotto il portico. Ci presentano le autorità: il sindaco (o capo villaggio) di  Cabrousse , quello di Oussouye e il Prefetto. Altri ancora, dei quali non capiamo la carica ma sono le autorità dei villaggi. Inizia la festa, forse siamo in un film! Dopo gli applausi iniziano le danze, sono danze rituali, spiega suor Domitilla. Ci sono donne giovani e bellissime con fantastici costumi, ci sono donne abbigliate in modo bizzarro, il meglio che hanno trovato, alcune tengono in mano degli ombrelli (per il sole?) addobbati con carte di caramelle, fiori, mille piccole cose strane. Molte hanno barattoli legati alle caviglie, tutto aiuta a produrre suoni, musica… Moltissime hanno legati saldamente sulla schiena i loro neonati. Suor Domitilla ci spiega che le mamme che hanno appena avuto un bambino, se vogliono partecipare alle danze rituali, sono obbligate a portarsi il neonato. Hanno voluto venire tutte! Siamo affascinati e commossi, Domitilla e Paulette cercano di spiegarci, noi capiamo molto ma non tutto. Ci è chiaro solo che sentiamo di non meritare tutto questo. Non ho parole per descrivere una manifestazione di questa portata. C’era anche un operatore che ha filmato tutto, ci hanno donato il CD, meno male, per descrivere ciò che abbiamo visto credo che le parole adatte non esistano! Queste donne hanno danzato per noi per oltre tre ore, sotto un sole cocente. Molte avevano in mano un secchiellino, qua e là abbiamo notato dei grandi secchi pieni d’acqua. Ogni tanto, passando, riempivano il secchiellino e bevevano, senza fermarsi mai! Ci sono state solo le interruzioni dei discorsi! Il ringraziamento delle autorità e quello delle mamme delle tre religioni. E’ presente anche Susanne  una giovane che lavorava per Alpitour e traduce in italiano, in francese e in Diola. Suor Domitilla dice a Francesca che deve rispondere, lei è bravissima a scrivere, parla senza problemi davanti a piccoli gruppi, tranquillissima quando le capita di fare presentazioni nelle scuole ma… è timidissima. Nelle manifestazioni ufficiali (teatro, spettacolo di danza ecc.) prepara discorsi magnifici a casa ma la platea la paralizza, finisce per bloccarsi e dimenticare la metà di quello che vuole dire. Perde colore, dice a Domitilla:”non ce la posso fare, non sono preparata, sono troppo emozionata, mi viene già da piangere!” Lei l’abbraccia e le suggerisce:”Fissa un punto preciso che ti tranquillizza e lascia parlare il tuo cuore, io sono accanto a te!” Lei coraggiosamente si alza ma mi sussurra:”Come vorrei Cristina e Giulia in questo momento!” La capisco, tutte l,e  situazioni più  difficili, qui le ha vissute con loro. La guardo, così piccina in mezzo a Domitilla e a Susanne davanti a quel mare di folla. Inizia a parlare e io a piangere, non so come aiutarla, non afferro le parole, sono troppo tesa ma capisco che sta dicendo le cose giuste. Susanne traduce, c’è un silenzio irreale. Sento la sua voce solo commossa ma parla sicura, senza interruzioni. Alla fine le mamme applaudono sorridendo, una si alza, le corre accanto e le lega  in vita il suo “panne”. Altre la seguono e la coprono di collane. Altre ancora arrivano anche da noi, collane per tutti! Ci consegnano un quadro che riproduce il villaggio di Cabrousse: la Maternità, la scuola, anche …il  pick- up. C’è tutto insomma! Altri regalini, piccole piroghe con il nostro nome e Amico Senegal. Si brinda con le bibite, le noccioline e c’è anche una bottiglia di vino! Riprendono le danze, Dina è la migliore

, invitata, non esita ad entrare nel cerchio e si ingegna  a seguire quegli strani passi e gli ancheggiamenti. Simone si sfoga a fotografare tutto. Ora l’atmosfera è più informale, le mamme coi piccoli sulla schiena, esauste iniziano a fermarsi, si avvicinano, si presentano, chiacchierano, alcune le conosciamo già. Conosciamo i neonati che Domitilla ha scelto come particolarmente bisognosi di aiuto. In Italia qualcuno chiede di poter aiutare i bambini  fin dalla nascita. A questi bambini suor Domitilla ha voluto dare i nostri nomi, così conosciamo un piccolo Franco e una piccola Luisella. Ci accorgiamo finalmente che è buio ma.. e il taxi? Eccolo là, ci aspetterà da ore ma vista la situazione ha deciso di aspettarci e godersi la festa. Frastornati salutiamo tutti, appuntamento a Giovedì. Simone ha un gran mal di testa e ha freddo, è stanco? C’è anche la febbre: oh, noo! L’influenza Senegalese!

 

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