Ultimo giorno, Cabrousse, ultime foto, quel che è fatto è fatto, siamo soddisfatti, non saremo riusciti ad accontentare tutti ma sappiamo di aver lavorato con impegno e tutta la nostra anima .Prima del termine della mattinata c’è in serbo un’altra sorpresa, una rappresentanza di genitori che collaborano con la scuola con il Direttore e le suore ci hanno preparato la loro festa. Anche qui tavola d’onore per noi, dietro, le sedie per molti genitori. Anche ora mi è difficile descrivere ciò che è successo, ci provo. In perfetto silenzio escono i bambini, classe per classe, accompagnati dalle loro insegnanti, in ordine di “altezza”, prima arriva la “creshe” (2,3 anni) e via così, fino ai più grandi (12 anni). Li schierano davanti a noi, a semicerchio, in ordine perfetto, il tutto in meno di un quarto d’ora, quasi 500 bambini! Iniziano a cantare un’infinità di canzoni, perfettamente sincronizzati, si aiutano con le mani e con i piedi, tutto ritmato. Siamo stupefatti, siamo solo in 6 ad applaudire e a gridare “merci”, ci pare che i nostri occhi non siano sufficienti per incrociare, almeno una volta, lo sguardo di ognuno di loro. Sono incantevoli, sotto i grembiulini capiamo che si sono preparati con estrema cura, non scorderemo mai uno che deve avere ricevuto in dono da Chissà Chi un capo veramente IMPORTANTE, un bel piumino adatto per l’Alaska, lui lo porta orgogliosamente, con tanto di cappuccio bordato di pelo sulla testa, mentre noi stiamo per svenire dal caldo. Alla fine una deliziosa bambina legge e ci consegna una lettera di ringraziamento per tutti i benefattori, personale dei bambini, e ci bacia tutti. Io mi alzo e dico bravi a tutti ma poi mi giro, mi rivolgo ai genitori presenti e dico (Susanne traduce) che se i loro bambini sono tanto più bravi ed educati (scusate tutti, mi spiace dirlo, ma è così) dei nostri in Italia, è certo merito in gran parte delle suore ma soprattutto il merito deve essere loro, del loro impegno , della loro consapevolezza, dei loro sacrifici, tra tante difficoltà. I genitori sorridono e applaudono noi I bambini tornano silenziosamente, velocemente e ordinatamente nelle classi e il “comitato genitori” ci parla dei problemi della scuola, delle loro speranze, dei loro progetti.
Nuovi doni, c’è anche un pensante di almeno 25kg.! Mi spiace ripetermi ma è andata proprio così, si continua piangere come fontane. Ci fermiamo a parlare con le mamme che conosciamo. Arriva anche la mamma delle gemelline, tutte eleganti nei vestitini donati da suor Domitilla, SORPRESA: visto che abbiamo preso i loro dati per farle aiutare, Domitilla si è accordata con la mamma, le bambine si chiamano Cristina e Federica (le figlie di Franca) per via della copertina!
Nel pomeriggio torniamo alla Maternità per salutare le mamme, Domitilla ci presenta un’altra donna che ha un gran bisogno di aiuto. Ha avuto un bel maschietto, Domitilla ci propone di scegliere noi un nome, che fare? Francesca suggerisce timidamente “Valerio?” Valerio è mio figlio, 18 anni, un adolescente particolarmente vivace. Borbotto “contenta lei” Alla mamma piace, comincia subito a cullarlo e ad esercitarsi a chiamarlo. Mi intenerisco. Le altre mamme ridono, battono le mani e ritmano “VA – LE –RIO, VA- LE- RIO” Fatta, battezzato. Penso che forse questa mamma sarà fortunata, mio figlio mi fa ammattire ma so anche che è leale, generoso e pieno di valori (se solo studiasse un po’ di più…!), sono felice anch’io. Simone scatta un milione di foto. Penso anche.: non stiamo diventando un po’ colonizzatori? Tutti questi nomi italiani! Ma no, noi non chiediamo nulla, è il loro modo per dirci grazie e poi sono convinta che a loro piacciano questi nomi dal suono così esotico! D’altra parte in Italia ho conosciuto personalmente una Kimberly Brambilla e un Brayan Gervasoni! Le suore insistono per riaccompagnarci in albergo, usiamo il loro vecchio pick up che ha proprio l’aria di essere in fin di vita. Salutiamo tutti ma sappiamo che suor Martine e suor Domitilla hanno ottenuto il permesso da suor Paulette di accompagnarci all’aeroporto di Zighuinchor l’indomani, anche perché dobbiamo fermarci al Seminario per fotografare un bimbo di 12 anni, molto bravo a scuola ma senza possibilità, una famiglia italiana, nostri amici, sta pagando per lui il college. Prepariamo tristemente i bagagli, la settimana è volata. In serata vedremo di dedicarci un po’ agli ospiti italiani in hotel, durante la settimana hanno tentato di informarsi un po’ su ciò che stiamo facendo ma non c’era mai il tempo di spiegare bene. Hanno notato le nostre magliette, ne abbiamo portate alcune nuove, per eventuali regalini. Ne abbiamo avanzate 5 o 6. Tutti le vogliono, a saperlo ne portavamo di più, con la fatica che facciamo a venderle a casa! Il giorno dopo, in aeroporto, li vedremo tutti indossarle orgogliosamente!