Una meravigliosa avventura

Pubblicato il 12 settembre 2007 in Testimonianze

Sono appena tornata dal mio secondo viaggio in Senegal; finora non ho mai sentito il bisogno di espormi in prima linea ma questa volta l’esperienza è stata così intensa che desidero condividerla con tutti.
Abbiamo deciso di partire, Francesca ed io, soltanto all’ultimo momento dopo aver riflettuto a lungo sulle difficoltà che avremmo incontrato essendo la stagione delle piogge e non avendo l’appoggio dell’albergo.
Siamo state ospiti di Clementine; alloggiavamo in una camera, povera ma dignitosa, messa a disposizione per noi all’interno dell’orfanotrofio.
E’ stato bellissimo poter essere presenti e partecipi in ogni momento della giornata; per 15 giorni abbiamo condiviso la quotidianità con i bambini, le suore e le ragazze che lavorano all’orfanotrofio. Quotidianità significa, come in una famiglia, gioia e dolore.
E’ stata grande la mia gioia nello scoprire che, giorno dopo giorno, i bambini smettevano di considerarci solo come una novità, le strane “alhulum” venute da chissà dove, non si avvicinavano più solo per curiosità, ma cominciavano a capire che ogni mattina ci svegliavamo con loro. Piano piano siamo diventate anche noi persone su cui contare, a cui rivolgersi per chiedere aiuto nel vestirsi, nell’allacciarsi le scarpe, per andare in bagno o semplicemente per giocare con loro.
E’ stato meraviglioso poter instaurare un rapporto con loro, riuscire a farsi capire e capirli, imparare a conoscere la loro personalità, il loro carattere per saperli prendere nel modo più giusto.
E’ stato più difficile, ma comunque bello, costruire un rapporto con le ragazze grandi; abbiamo offerto il nostro aiuto, sempre in punta di piedi, sempre chiedendo prima a loro come potevamo renderci utili per non sembrare prepotenti e loro, in cambio, si offrivano di farci le treccine, ci invitavano a cenare con loro e a trascorrere la serata insieme. Vedere la commozione nei loro occhi il giorno della nostra partenza mi ha reso felice da un lato, perché ho capito che eravamo riuscite a farci accettare, ad integrarci veramente, ma dall’altro mi ha intristito profondamente perché sapevo che non le avrei più riviste per un anno.
Una delle gioie più grandi, per me, è derivata dal legame con Clementine. Durante il viaggio di gennaio ero rimasta più in disparte rispetto al resto del gruppo sotto questo punto di vista perché non l’avevo già conosciuta in viaggi precedenti, come Cristina e Francesca, e perché non avevo vissuto fianco a fianco con lei durante il suo viaggio in Italia.
Questa volta, invece, è stato diverso; posso dire, finalmente, di averla conosciuta veramente perché ho avuto l’opportunità di lavorare con lei, ma anche di chiacchierare, ridere e scherzare con lei.
Alla gioia che questo viaggio mi ha regalato, si è unito, però, anche un grande dolore che mi ha segnato profondamente, ma che mi ha reso ancora più consapevole del motivo per cui ho deciso di unirmi ad AmicoSenegal.
Visitando le maternità dei vari villaggi è frequente ascoltare storie terribili e drammatiche di bambini o mamme che non sopravvivono al parto e ogni volta si esce da questi luoghi con una tristezza dentro che spezza il cuore, ma quando succede ad uno dei tuoi bambini, è anche peggio. Assistere alla morte di un bambino che hai tenuto in braccio, a cui hai dato da mangiare, che hai lavato e vestito fino alla sera prima lascia un vuoto inspiegabile.
Questa esperienza mi ha dato tanto; per quanto abbia sofferto, sono convinta che la ripeterò ancora perché il legame che si è creato tra me e questi bambini va oltre qualsiasi pianto e qualsiasi difficoltà. Vedere i loro sorrisi, le loro manine tese verso di me, mi ripaga di tutta la fatica fatta e mi riempie il cuore di gioia.
Non smetterò mai di ringraziare Francesca per avermi contagiato con la sua passione e per avermi coinvolta in questa meravigliosa avventura.

Giulia Parma