Finalmente Gianandrea e Luisella in simbiosi sono sfebbrati e possono venire con noi all’orfanotrofio di Kabrousse.
Oggi inizia la scuola e possiamo vedere tutti i bambini che frequentano le elementari, fra i quali Suor Martine ci segnalerà i più bisognosi, che proporremo in Italia per le adozioni.
Tutti prendono un taxi tranne io che preferisco fare una passeggiata a piedi, tra la gente del villaggio che riprende a lavorare dopo la pausa delle feste natalizie/tabaskinizie. Ma appena giunto all’orfanotrofio, Gianandrea mi comunica che ha dimenticato in albergo la cinepresa e gli dispiace non filmare i bambini a scuola. Siamo: 5 donne, una bambina, un “convalescente” ed io. Indovinate a chi spetta tornare in albergo? Non ho voglia di rifarmi altri 3 Km a piedi! Vedo una bicicletta, l’unica, è una bella Mountan Bike, e domando ad un maestro chi sia il proprietario, per chiederla in prestito. Il maestro mi presenta un ragazzino. Lo sguardo è eloquente: avrebbe preferito una mazzata! Ma il maestro interviene e lo convince dietro la promessa che ne avrò molta cura. Sei Km in bici non sarebbero niente con le nostre strade, ma fateli sulle vie sabbiose del Senegal a 30 °C. Oltretutto un dubbio mi assale durante le pedalate: e se incontro per la strada il padre grande e grosso del bambino, mentre guido la bicicletta del figlio…mmm meglio non pensarci e accelerare. Torno dopo un’ora con la telecamera e riconsegno la bicicletta insieme ad una nostra maglietta AMICOSENEGAL come regalo per il ragazzino che se ne torna in classe raggiante.
E’ l’intervallo scolastico ed il cortile della scuola si riempie di un’infinità di bambini che ci assalgono con tutte le loro effusioni e risate, mentre Franca e Luisella sbrigano nell’ufficio di Martine le pratiche per le adozioni. Purtroppo veniamo a sapere che qualche bambino si è trasferito, tra cui proprio il bimbo adottato da Giulia. Che sfortuna. Cercheremo di rimediare in qualche modo. Ma forse è giunto il fatidico momento dell’incontro con Irene. Chiediamo a Martine, che nel frattempo sta organizzando le fotografie dei bambini per le nuove adozioni, se hanno rintracciato la famiglia della bambina. Ci riferisce che sanno dove abita, ma il villaggio è molto lontano e non sanno se riusciranno a portarla, mentre Suor Domitilla interviene dicendo che forse la porterà un suo zio in motorino. In motorino? Ma se Irene ha 8 mesi! Non capiamo. Ma attendiamo sempre più perplessi.
Il tempo scorre inesorabile e il taxi per il ritorno in albergo è prenotato per le ore 13.00.
E’ mezzogiorno e Irene non si vede. Ci sediamo sotto il porticato della scuola in attesa. Alcuni genitori e nonni dei bambini stanno aspettando che i loro piccoli escano da scuola e si trattengono con noi a parlare.
12,30. Irene non si vede. Siamo tutti preoccupati in particolare Francesca e Luisella che hanno improntato questo viaggio soprattutto in funzione di questo incontro. Come sarà Irene? In fondo l’hanno vista solo Francesca e Cristina ed aveva solamente un giorno di vita.
12,45. Fra un quarto d’ora arriva il taxi e di Irene neanche l’ombra. Dovremo partire senza averla vista? In questi mesi abbiamo parlato tanto di Iei e ce la siamo immaginata sorridente nel suo villaggio con la mamma e la nonna. E’ nata con la nostra associazione e starà crescendo, come la nostra associazione. E’ in nostro simbolo.
12,50. Siamo tristi, sconfortati, rassegnati e ci prepariamo per l’arrivo de taxi. Quando ad un tratto… in fondo al cortile… vediamo una robusta signora che indossa un coloratissimo vestito tradizionale. Indica noi con un dito e sorride. Si avvicina e continua a fare segno verso di noi, dietro di lei intravediamo una giovane ragazza dai lunghi capelli ricci. In braccio ha una bambina, sorride e indica alla piccola di guardare verso di noi. Sono ancora distanti, ma ci accorgiamo che pronunciano continuamente una parola, non sentiamo, ma leggiamo sulle loro labbra… “IRENE!” gridiamo tutti insieme e corriamo verso di loro. Tanta commozione e tanta gioia. La bambina è davvero bellissima e mamma e nonna sembrano due persone squisite. Ed anche questa “mission impossibile” è stata ultimata! In questo paese succede anche questo, perché nell’aria c’è LO SPIRITO.