I giorni passano, ma ci restano ancora molte di cose da fare. Ci rendiamo conto che una settimana è poca per riuscire a fare tutto, ma sappiamo di potercela fare. Oggi abbiamo tre obiettivi: consegnare un pacco regalo a Lazarre, un ragazzino che abita in uno sperduto villaggio non molto lontano, andare di nuovo da Martine per accordarci su vari punti e visitare il seminario di padre Nicolas. E’ venuto il momento di dividerci i compiti: Gianandrea, Cristina ed io andremo con Nicolas e Clementine a Ziguinchor, mentre il resto della truppa si recherà a Djambering da Lazarre e a Kabrousse da Martine. Sincronizziamo gli orologi… pronti.. via!
Appuntamento nel tardo pomeriggio, dove e quando lo deciderà lo SPIRITO.
Padre Nicolas ci ha invitati a visitare il suo seminario a Ziguinchor. La strada è la stessa per Ossouye e poi prosegue per altrettanti chilometri. Sappiamo che sarà il doppio del tempo, il doppio della polvere, il doppio delle buche, ma ormai siamo allenati a tutto. Ne approfittiamo per goderci ancora una volta il paesaggio. Immense risaie e mondine instancabili, e poi ancora savana, palme e acqua.
Ad Oussouye passiamo a prendere Clementine e il viaggio prosegue fino al seminario.
E’ una struttura bella e grande circondata da un grande terreno in parte coltivato. Siamo emozionati perché sappiamo cosa troveremo una volta arrivati…in una sala del seminario, semi-deserto a causa delle vacanze natalizie, si trovano i nostri pacchi, spediti mesi prima. Padre Nicolas ci aveva già avvisati del loro imminente arrivo, ma proprio non ci aspettavamo di vederli arrivare proprio nei giorni della nostra permanenza. Entrando nella stanza ci pervade una strana emozione! Sono proprio loro, gli scatoloni preparati da noi in una concitata sera di Novembre e portati in tutta fretta a Bergamo poche ore prima che si chiudesse il container in partenza per Dakar. Medicinali, vestiti, materiale scolastico e tutti i giochi di Jean Pierre. A Settembre, durante la visita di suor Clementine, nessuno aveva resistito ed in pochi giorni il piccolo Jean Pou si era ritrovato sommerso di giocattoli. Suo malgrado, su ordine categorico della Suora, aveva potuto scegliere solo due giochi da riportare a casa ed ora, sempre suo malgrado, saranno distribuiti a tutti gli altri bimbi. Anche per Clementine l’emozione è grande!
Mentre ci intratteniamo con Padre Nicola e il preside del Liceo del seminario, Suor Cle si reca alla banca per controllare che il denaro raccolto grazie ai generosi contributi dei nostri benefattori e trasferito poco prima di Natale, sia arrivato senza problemi.
Nel frattempo Padre Nicolas ci propone di visitare le sue colture di ortaggi e alberi da frutto. Grazie a lui ci accorgiamo sempre più dell’immensa potenzialità rurale della zona. Acqua e sole non mancano mai ed in questa terra può crescere qualsiasi cosa in brevissimo tempo. Vediamo grandi spazi incolti. “Perché è sfruttata così poco?” chiediamo. “Manca mano d’opera” ci risponde. “Ma come? E’ pieno di ragazzotti grandi e grossi?” ribattiamo. Nicolas sospira “Mancano i soldi per pagarli”… Misteri del terzo mondo, pensiamo. Bisogna immaginare questa terra come se fossimo nella nostra Europa dell’800 e valutare se è possibile ricreare lo stesso percorso storico-economico che ha portato ad una crescita sociale dei nostri contadini. Parliamo con Nicolas di mezzadria, di patto agrario, di cooperative. Il padre ha già in mente qualcosa di simile. Confidiamo i lui e gli affidiamo le sementi portate dall’Italia. Durante la passeggiata ci mostra alberi e piante di ogni sorta, palme da cocco, papaie, banani, mandarini, arance giapponesi, pomodori. E proprio vicino all’albero delle clementine ci raggiunge … Clementine! “Arrivi giusto in tempo per l’assaggio” scherziamo. Lei è radiosa più che mai e nella risata generale ci presenta un’altra suora, molto giovane, come lei. “E’ la mia amica del cuore!” Ci spiega. Intuiamo che probabilmente sono state compagne di studi fin dal noviziato e le osserviamo curiosi mentre sghignazzano come due scolarette.
Alla fine dell’interessantissima visita agli orti ci riuniamo con alcuni preti del seminario e pranziamo tutti insieme, pesce e riso come vuole la tradizione, e poi banane, arance e papaia appena colti dagli alberi. Nel pomeriggio ci attende il viaggio di ritorno. L’ideale sarebbe portare con noi tutti i pacchi della spedizione da lasciare direttamente a Oussouye sulla strada del ritorno. Per un imprevisto però il furgoncino del seminario non è disponibile ci spiega padre Nicolas, mentre il furgoncino di Clementine è in riparazione da un meccanico di Ziguinchor da oltre due mesi. Suor Cle prova a telefonare sperando di sentirsi confermare che il furgone è pronto. Si sente rispondere che il meccanico non ha potuto ripararlo perché in questi giorni è la festa mussulmana del Tabaskin. Sento Clementine rispondergli in modo molto alterato: “Tu non sei un musulmano, neanche un cristiano e neppure un animista. “Tu n’es rien de rien!”. Bel tipetto questa Clementine! Peccato, vorrà dire che i pacchi arriveranno nei prossimi giorni in qualche modo. Intanto ci accontentiamo di tornare a Kabrousse con i 6 pacchi destinati a Martine. Partiamo allora con Nicolas e Clementine verso il centro di Ziguinchor alla ricerca di un taxi che ci riporti sulla costa.
Dopo qualche appassionanate trattativa sul prezzo Clementine riesce a recuperarci un taxi. Carichiamo i pacchi e ci apprestiamo a salutare tristemente Padre Nicolas con la promessa di re-incontrarci in Italia a Settembre. Sulla strada del ritorno telefoniamo al resto della ciurma. A quest’ora saranno ormai sulla via di Kabrousse, perfetto, se tutto va liscio arriveremo da Martine contemporaneamente… Se tutto va liscio, appunto. Il taxi vince il premio del mezzo più scassato di tutto il viaggio. Le luci rosse accese sul quadro sono tante da fare invida ad un albero di Natale. Riconosco la luce dell’acqua del radiatore e manifesto agli altri la mia preoccupazione. Manca un’ora al tramonto e abbiamo due ore di viaggio e polvere su una strada scassatissima.
Nessun problema, tanto c’è lo SPIRITO! Infatti dopo dieci minuti l’autista si ferma per rabboccare l’acqua del radiatore. Lungo il tragitto carichiamo: un sacco di riso per non sappiamo chi, una cassa di birra per un bar di Cap Skirring, un metro e ottanta di affascinante ragazza locale che, non essendoci posto sui sedili, si siede con non chalance sulle gambe di Gianadrea. “Ciumbia!” Esclamiamo tutti in coro, in perfetta lingua Wolof. In questa terra è cosa normale approfittare del passaggio di qualcuno per trasferirsi o per farsi fare una commissione, non serve il permesso dei passeggeri paganti, si fa perché si deve fare. Arriveremo mai? “Ma sì dai, figuriamoci se si ferma!”.
Ed ecco che nel mezzo della savana la simpatica vettura sembra tirare l’ultimo respiro. Il motore muggisce, barrisce, nitrisce e infine…perisce. Siamo fermi in mezzo al nulla. L’autista scende, apre il cofano, guarda il motore con aria sconsolata, si guarda in giro e si addentra nella savana scomparendo dentro un boschetto nei pressi dell’unica costruzione fortunosamente presente in quel punto della strada, in cerca dell’acqua per il povero radiatore. “Dove va?” ci chiediamo. Tiriamo tutti un sospiro rassegnato ma siamo veramente preoccupati, fra poco farà buio e qui il buio è veramente buio. Non possiamo neppure avvisare Franca e Luisella perché non c’è campo. Dormiremo qui? Ci incammineremo lungo 20 Km di strada buia e solitaria? E se ci assale un leone? E se sentiamo ululare le iene? E se sbucano i guerriglieri indipendentisti? Guardiamo la nostra spirlungona compagna di viaggio “amica” di Gianadrea, E’ tranquillissima, neanche una piega. Lei la sa lunga! Infatti poco dopo arriva il nostro tassista con una tanica d’acqua, carica il radiatore, gira la chiave …e la macchina non parte. Fa un gesto inequivocabile. Tutti giù a spingere, scendono tutti tranne la spirlungona…Lei la sà lunga! Lo SPIRITO questa volta ha messo alla prova la nostra fede. Partiamo e percorriamo alla cieca la strada fino a Cap Skirring in quanto i fari dell’auto sono molto strabici e puntano dappertutto meno che sulla strada. In qualche modo lo SPIRITO ci mette finalmente lo zampino e riusciamo ad arrivare a Kabrousse con tutto il materiale. Ovviamente a 20 metri dal cancello dell’orfanotrofio di Suor Martine la macchina si spegne nuovamente. Consegnamo i pacchi alla suora e ci facciamo raccontare dal resto del gruppo il loro viaggio a Djambering. Anche per loro è stata un’avventura riuscire a compiere la loro missione: portare un regalo ad un ragazzino di nome Lazarre, senza avere l’indirizzo e conoscendo solo il nome del villaggio. Djambering è un grande villaggio a nord di Cap Skirring, che ha voluto consapevolmente conservare un certo isolamento dalla zona turistica, mantenendo la tipica struttura del tradizionale villaggio di capanne. Ciononostante la gente è accogliente e ospitale con turisti e visitatori che desiderino visitare il villaggio o assistere alla coinvolgente messa diola. “In effetti, e’ bastato mostrare la foto del bambino al capo villaggio e nel giro di pochi minuti eravamo davanti alla sua capanna” racconta Franca. “ Una fortuna, abbiamo trovato il bambino a casa!” aggiunge Luisella, scherzando “certamente non potevamo lasciare il regalo al portinaio della capanna!” Missione compiuta. Impresa difficile anche per loro! Ma per i giorni successivi ci attendeva una missione davvero “impossibile”. Ritrovare Irene! Nel pomeriggio infatti avevamo programmato un incontro con Martine per definire alcune questioni sulle future adozioni, ma soprattutto per chiedere alle suore della maternità la possibilità di incontrare una bambina molto speciale. Questo è l’antefatto: Irene è una bimba che Francesca e Cristina hanno avuto modo di veder nascere in occasione dell’ultimo viaggio a Pasqua del 2006.
A questa bambina, d’accordo con la madre, è stato dato il nome di Irene, in memoria della sorella di Gianandrea, prematuramente scomparsa, con la possibilità di adottarla a distanza, sostenendo la sua famiglia e seguendola nella sua crescita. Le suore si danno subito da fare per rintracciare notizie della neonata e Suor Domitilla suggerisce di cercare sul registro della maternità. Scorriamo l’elenco ed eccola…. Irene. Ci viene riferito che forse è in un villaggio all’interno della regione, ma a causa della festa del montone sarà difficile trovarla a casa. Comunque ci promettono di contattare la sua famiglia per incontrarci giovedì 4 Gennaio, quando ritorneremo.