Venerdì 29 febbraio

Pubblicato il 8 luglio 2009 in 7 giorni meravigliosi, intensi e laboriosi

Partenza per Ziguinchor alle 6,30. Gianandrea regala le sue scarpe impolverate ad un ragazzotto che le aveva ammirate tutta la settimana. E’ così felice che le bacia! Noi osserviamo la scena divertiti e un po’ schifati. Saltiamo sul taxi, sulla strada ci  aspetta il vecchio pick up delle nostre suore. Ridiamo, viaggiano davanti a noi, lo portellone si spalanca ad ogni dosso, per richiudersi ad ogni curva, non ce la fa più. Sosta al Seminario di Ziguinchor, è ancora buio ma i ragazzini sono tutti in piedi e tutti quelli che incontriamo ci stringono la mano augurandoci il buongiorno. Il Direttore ci sta aspettando con il  piccolo Frank, ci porge un piccolo pensante per la famiglia che aiuta il ragazzino e la pagella. Frank è un bellissimo ragazzino dall’aria timida e intelligente, scattiamo le foto e salutiamo, non c’è tempo! Arriviamo all’aeroporto perfettamente in orario, più di due ore prima dell’imbarco. SORPRESA: l’aereo è pieno, non possono imbarcarci. Scherziamo?!  Abbiamo  confermato 2 giorni prima noi, e  ieri sera, per sicurezza ,Margherita dall’Italia. Nessuno ascolta le nostre vivaci proteste, siamo disperati, , non possiamo perdere la coincidenza a Dakar. Mentre cerchiamo febbrilmente una soluzione, notiamo suor Domitilla che parla  continuamente al cellulare. Ad un tratto ci informa che è in attesa di una risposta dall’Aereonautica Militare, se è appena possibile ci porteranno loro fino a Dakar. Gli occhi di Simone (non solo i suoi a dire il vero) brillano, che avventura!  Dopo pochi minuti la delusione, l’aereo è a Dakar per prendere il ministro Non So Chi e rientrerà nel pomeriggio . L’unica soluzione  è raggiungere il Gambia con una vettura, l’aereo della  Livingston sappiamo che farà scalo lì, ripartendo alle 16. Sono le 10, ci dicono che se tutto va bene il viaggio fino in Gambia può durare 3 ore, 3 ore e mezza, c’è anche un lungo tratto di sterrato. Siamo costantemente in linea con Margherita in Italia, che è agitatissima, ci approva, intanto lei ordinerà di non chiudere il ceck-in a Banjul fino al nostro arrivo, minacciando tutto e tutti. Sappiamo di cosa è capace! Intanto Gianandrea sparisce di corsa con un senegalese che vuole portarlo in un’autorimessa a scegliere un mezzo adatto a 6 persone e 10 valigioni, per un viaggio simile. Domitilla non è tranquilla, chiama la superiore di Ziguinchor, ed arriva una suora tonda, ancora giovane, dall’aria pacifica e gioviale, si chiama Margherite. Ci comunica che per tranquillità, ci scorterà lei fino a Banjul, sa come muoversi in Gambia, per i turisti fai da te non è molto facile. Magnifico, ora abbiamo due angeli custodi, uno in Italia e uno Senegal, con lo stesso nome! Intanto arriva Gianandrea, il mezzo proposto non ci pare un gran che ma alla fine ci si accorda per questo e per il prezzo. Carichiamo i bagagli sul “portapacchi” e li assicuriamo con delle funicelle. Ci stipiamo tutti sul taxi più caldo, scassato e maleodorante della storia. Davanti il taxista e la suora, viaggiamo preoccupati, riceviamo continuamente chiamate confortanti da Margherita e Marina, le nostre amiche operatrici in Italia e da Giovanni, tutti in ansia per noi. Sussurro a Franca “Questa non è la pista dove è stato assalito il convoglio di suor Clementine l’anno scorso dai guerriglieri indipendentisti?” Annuisce e bisbiglia “Credo di si ma mi pare di aver sentito che ora abbiano spostato la loro roccaforte”. Sospiriamo e cerchiamo di non farci capire dagli altri. Teniamo d’occhio però ognuna un lato della strada Ben presto passiamo ad altri problemi, inizia lo sterrato, ad ogni sobbalzo temiamo si sfondi il tettuccio del taxi e ci vediamo già stritolati dai bagagli. Ad ogni colpo ci voltiamo temendo di vedere qualche valigia per strada, quando ci rilassiamo un po, in una frazione di secondo vediamo Simone parare in maniera perfetta, sporgendosi dal finestrino, una grossa valigia verde, scivolata di fianco. Ci complimentiamo, ci fermiamo e gli uomini tentano di assicurare meglio le” cordicelle”. Risaliamo, suor Margherite, gentilissima chiude con un bel colpo la portiera dal lato di Simone, peccato che lui non  abbia ancora tolto 4 dita!. Urla, io non ho il coraggio di guardare, temo il peggio, invece pare proprio solo una forte schiacciata, non ci sono ferite grazie a Dio, con tutta quella ruggine! Suor Magherite, dispiaciutissima controlla e massaggia esperta le povere 4 dita, dichiara che non ci sono fratture e si riparte. Alla frontiera dobbiamo cambiare vettura, il nostro autista non ha il permesso di entrare ma chiama un  amico fidato del Gambia, che supera il severo controllo di Marguerite. I  doganieri molto simpaticamente ci fanno aprire tutto e… lasciamo perdere. Suor Margherite dichiara che ci è andata ancora bene, ci fa capire che lei è venuta proprio per quello. Si prosegue alla volta dell’aeroporto, dal niente più assoluto, come per magia ci troviamo su un lungo viale asfaltato e alberato, Simone esclama”Cos’è? Viale Forlanini?”

Ad un tratto ecco apparire il più bell’  aeroporto che vi potete immaginare in Africa, che strano Paese ! Qualche altro piccolo incidente in aeroporto ma finalmente capiamo che la nostra avventura finisce bene. Abbracciamo e ringraziamo suor Margherite, troviamo anche il tempo di rilassarci un po’ prima dell’imbarco.

 

Ancora qualche strascico: Simone, stremato, in aereo si addormenta, è così alto che una gamba sporge nel corridoio. Un classico, l’hostess zelante passa di corsa col carrello e sbatte violentemente sul suo ginocchio.Il poverino si sveglia con un urlo, zoppicherà per 4 giorni! Sbarchiamo, è bello per tutti, non solo per Franca, abbracciare Giovanni che è venuto a prenderci. Da casa si teneva informato di tutto e oggi era veramente preoccupato.

 

Ora quanto lavoro ci  aspetta! La. povera Dina il giorno seguente è in pronto soccorso . Sta malissimo, per fortuna covava solo l’influenza senegalese ma purtroppo l’ha presa in forma fortissima con altre complicazioni. Ne ha avuto per 3 settimane, ora sta meglio ma… ci dispiace immensamente. Per fortuna non ha perso il sorriso, né la voglia di tornare. Grazie di cuore a chi ha avuto la pazienza di seguirmi fin qui. Ho raccontato questo viaggio senza pretesa alcuna, ho solo cercato di trasmettere emozioni e sensazioni, se poi riuscirò, nella mia semplicità, a trovare nuovi amici disposti a prenderci per mano, toccherò il cielo con un dito.

GRAZIE A TUTTI