Sabato 23 febbraio

Pubblicato il 8 luglio 2009 in 7 giorni meravigliosi, intensi e laboriosi

Sabato 23 febbraio

Ecco, finalmente alle 10 arrivare il nostro taxi, è il primo giorno, perdoniamo ma non si deve ripetere più, abbiamo pochissimi giorni  ed un programma intensissimo, non possiamo perdere ore preziose. Si parte, constatimo che con la nuova  strada asfaltata è tutta un’altra cosa, anche il taxi sembra più bello, almeno più pulito, ora che non si viaggia più in una densa nuvola di polvere. Troppo bello! Infatti dopo100 mt il taxi ha già forato. Torniamo ad invocare lo Spirito dell’Africa e ci incamminiamo ottimisti, cercando di rassicurare Dina e Simone. Dopo nemmeno 10 minuti eccoti arrivare un taxi, uno dei nostri ragazzotti ha visto la scena e ha telefonato ad un amico. Grazie Spirito e saltiamo su. All’orfanotrofio ci aspetta suor Martine, oggi è un po’ più libera, la scuola è chiusa e con lei iniziamo subito il lavoro delle foto riscontro degli orfani che aiutiamo. Fuori il cuore, le strisce e via. Distribuiamo poi cappellini  ai maschietti e occhialini da sole alle bambine, vai con le foto di gruppo. Terminiamo in fretta. Simone è sicuro e bravissimo, sembra un esperto” di reportage” Decidiamo di lasciare liberi bimbi e suore che capiamo sono affaccendate nei preparativi del nostro pranzo.

Pensiamo così di far subito visita alla Maternità, sappiamo che non troveremo suor Domitilla. Nella sua nuova posizione di responsabile è stata chiamata ad un convegno e tornerà Lunedì. Alla Maternità ci accolgono le Matrone che aiutano suor Domitilla. Sono festose ma tutte anziane e parlano solo wolof, una sola giovane e carina ha una piccola formazione ( 3 mesi) parla francese e sa anche leggere e scrivere. Ora  che Domitilla ha questo nuovo incarico e spesso deve assentarsi per un giorno o 2, lei deve sostituirla. Per quanto sveglia ci sembri, preghiamo in cuor nostro che non arrivino parti complicati in assenza di Domitlla e che i 3 anni necessari per la formazione di suor Anna Maria, sovvenzionati dal Prof Mangioni  e dal personale dei reparti di Ostetricia di Monza, volino! La matrone più anziana ci mostra il nostro materiale appena arrivato, che stanno pian piano sballando. Notiamo il generatore di corrente donato da Concetta e Francesco, diligentemente posizionato capovolto. Lo giriamo, mettiamo bene in vista le istruzioni  tradotte in francese e fotografiamo, La matrone ci apre un armadio colmo di copertine e abitini per neonati che abbiamo inviato noi  e che stanno man mano riponendo e distribuendo. Franca si emoziona, riconosce la copertina che aveva fatto e ricamato lei stessa quando aspettava Cristina. Entriamo poi nella” sala parto” ecco troneggiare la nostra bella lampada ginecologica, poi un nuovo muretto sul quale in bella vista c’è la coppa da ciclista donata a Domitilla da uno zio di Laura. Aveva detto che l’avrebbe data simbolicamente al primo bambino/a dell’anno fintanto che rimaneva alla Maternità, per poi rimetterla al suo posto per l’anno seguente. Al di là del muretto, sorpresa, ecco tutto il materiale donato da un ginecologo, amico di Luisa, C’è tutto: lettino, strumenti, contenitori ecc.. Passiamo poi a trovare le mamme, Simone educatissimo chiede il permesso di scattare foto, naturalmente senza flash,. le mamme acconsentono senza problemi. Ci sono tutti questi piccolini avvolti nelle morbide copertine che ha fatto la mamma di Daniela, è uno spettacolo! Una mamma, con l’aria alquanto provata, ci chiede timidamente se abbiamo abitini per neonati .Lei ha già 4 figli, ora ha avuto 2 gemelle. Tristemente facciamo segno di no, purtroppo questa volta nel volo abbiamo avuto dei grossi limiti coi pesi ma cerchiamo di spiegarle .che deve chiedere a suor Domitilla e pensiamo all’armadio colmo e a tutto ciò che non è stato ancora sballato.

 

 Nei giorni seguenti Domitilla ci tranquillizzerà e ci mostrerà tanti pacchettini con gli abitini che consegnerà alle mamme prima che lascino la Maternità.

 

Franca continua a pensare, questa mamma le ha toccato il cuore e mi dice: “ Però la mia copertina…” Io chissà perché mi sento il ruolo di capogita e senza pensarci le dico: “ Ma certo che puoi prenderla, dopotutto è tua ed è giusto che vada a chi vuoi tu” Franca soprassiede, sembra che ottenuto il mio “ permesso”, trovi il coraggio di tornare all’armadio, sfilare la copertina e portarla alle gemelline, cercando di spiegare la storia.

Simone continua a fotografare, un gruppetto  di donne in visita si schiera davanti ad un neonatino  e scuotono la testa supplichevoli. Cielo! Mi rendo conto che sono animiste , le stiamo terrrorizzando, spiego a Simone di non avvicinarsi a quel lettuccio, temono la sua macchina più di un’arma! Lui sensibilissimo si gira, sorride al gruppetto e la mette via., continueremo in un altro momento. Torniamo in orfanotrofio, pranziamo piacevolmente con le suore. Il pomeriggio decidiamo di dedicarci un po’ ai bambini, distribuiamo i micro giochini  che siamo riusciti a portare con noi, applichiamo sulle loro braccia i tatuaggi adesivi, il loro entusiasmo ormai è alle stelle. Dina ha un attimo di sconforto, dice di sentirsi spaesata, di non riuscire a rapportarsi con la nostra stessa sicurezza. Nemmeno noi padroneggiamo la lingua, conosciamo 10 parole ,come loro. Non possiamo passare il tempo ad abbracciarli e la conversazione è limitata. Ostentiamo una sicurezza che non abbiamo, timidi loro e timidi noi. Solo che abbiamo imparato a a mascherarla dietro una disinvoltura che non abbiamo. Questi grandicelli non ci giudicano, accettano i nostri strafalcioni e si impegnano a tentare di capire ciò che  diciamo. Sanno che siamo lì per loro e ci vogliono bene, i regalini che noi portiamo sono visti come piccoli tesori che loro conservano con cura. Non sono solo educati, sono veramente affettuosi! Poi coi piccoli a Oussouye sarà tutto più facile. Dina si consola pensando di non essere la sola a vivere momenti di imbarazzo!

 

Sono le cinque,conveniamo che solo oggi possiamo pensare di fermarci a Cap per cercare il fratello di Cico ,un senegalese conosciuto sulla spiaggia di Loano ed approfittare per l’acquisto di qualche ricordino da portare in Italia. In meno di un’ora sbrighiamo tutto. A Cap è sufficiente mostrare “ l’indirizzo” ed in breve una scorta di almeno 30 persone ci accompagna trionfante fino ad uno degli innumerevoli negozietti di manufatti. Consegnamo l’orologio (  di plastica) al fratello di Cico e lui al cellulare chiama entusiasta il fratello in Italia per ringraziarlo e ce lo passa. Che strane emozioni!. Ci invita a cena e a pranzo il giorno dopo. Spieghiamo che non pensiamo di riuscire perché abbiamo poco tempo e mille cose da fare. Capisce, ha già sentito parlare di noi, sa quello che stiamo facendo, ci ringrazia a nome di tutti. Foto per Cico e si riparte. Uno sguardo all’orologio, prima di sistemarci per la cena, possiamo permetterci il lusso di una mezzoretta in spiaggia. Scaldiamo un po’ l’acqua dell’Oceano con i nostri piedi bollenti, per tutta la settimana avremo un caldo anomalo per la stagione, una media di 40 gradi. Riusciamo anche a metterci sulle sdraio, arriva subito un ragazzotto, omonimo del nostro Simone,, mette in mano un cocco  fresco ad ognuno perché possiamo berne il latte. Ci beiamo per altri 10 minuti, nei giorni a seguire non ci ricapiterà più. Poi via, tutti alle docce e a cena, dobbiamo riprenderci e programmare il giorno dopo. Prima di buttarmi a letto mi siedo fuori e guardo il mare, la luna, le palme, tutto lo splendido paesaggio, arriva un cane, se ne vedono parecchi gironzolare in hotel, sono sicuramente di loro proprietà ma resisto alla tentazione di accarezzarlo, l’antirabbica è l’unica vaccinazione che non ho fatto, non si sa mai! Però gli parlo, lui mi guarda con occhi dolci, lo saluto, lui educato nemmeno mi sfiora, entro, richiudo la porta, guardo dalla finestra, lui risoluto si acciambella lì davanti e chiude gli occhi. Vado a letto con un gran senso di pace e sicurezza, l’insonnia di cui soffro a casa sembra un brutto ricordo. Scivolo in un sonno tranquillo.