Domenica 24 febbraio

Pubblicato il 8 luglio 2009 in 7 giorni meravigliosi, intensi e laboriosi

Oggi partiamo per Ziguinchor, che emozione, abbiamo dato appuntamento a Clementine da padre Nicola, al Seminario E’ l’unica occasione che abbiamo per vederla. Sedhiou è troppo lontana per noi, poi dobbiamo vedere e fotografare i 4 ragazzi orfani che aiutiamo e che studiano al College ( scuola superiore), vedremo anche Jean Pierre! Partenza 8:15. Certo, ora la strada è asfaltata ma non immaginate “ingrano la marcia e via”. La strada è di tutti, è un continuo andare di clacson per attraversamento  galline, mucche, cinghialetti, capre, pecore, per nulla infastiditi dalle rare vetture, passeggiano e attraversano con calma. In prossimità dei villaggi poi… bambini anche piccolissimi sbucano da tutte le parti, passanti che salutano ecc..

 

Per Ziguinchor si passa da Oussouye e Franca mi sussurra: ”Ma dobbiamo passare davanti all’ orfanotrofio senza fermarci neanche 10 minuti?” Non so cosa mi prende, continuo con il mio tono severo da “capogita”:

” Ma Franca, abbiamo appuntamento alle 10 con padre Nicola!” Anch’io però guardo speranzosa il taxista, lui sorride e ci dice che se ci fermiamo solo un quarto d’ora arriveremo comunque puntuali. Evviva!  Entriamo nello spiazzo che divide l’orfanotrofio dalla Chiesetta. Suonano le campane, sta per iniziare la Messa.. Intravediamo l’ultima suora entrare,sulla porta dell’orfanotrofio rimane un piccoletto, può avere 3 / 4 anni, ci guarda scendere, fa dietro front a lo sentiamo urlare: “ Alulum Alulum “. Ridiamo, è andato ad annunciare l’arrivo dell’uomo bianco. Che emozione ritrovarci nello stesso cortile! Ci viene incontro Sabdou una delle ragazze che lavora lì, i bambini più piccoli, quando le suore non ci sono restano affidati a lei e alle orfane già grandicelle. Abbraccia Francesca, hanno trascorso 15 giorni insieme, con Giulia ad Agosto . I piccoli mi sembrano un po’ abbattuti, vedo Serena, un anno dopo, sdraiata  per terra faccino in giù che non dà segni di vita. Terrorizzata guardo Sabdou che mi spiega, niente di grave, capitiamo nel bel mezzo di una semplice epidemia di influenza intestinale, i piccoli sono tutti ammalati ma non sono gravi, l’ha detto suor Clementine 2 che lavora in “ospedale “. Riprendo il mio tono saccentino da capogita e raccomando a tutti di non prendere in braccio i bambini e soprattutto di non BACIARLI. Dina non mi sente neanche, la capisco, tutte quelle braccine tese, tutti vogliono essere presi. D’altra parte non possiamo permetterci di ammalarci, abbiamo troppo da fare. Non resisto, invoco lo Spirito dell’Africa e mi tuffo con gli altri  nel piacere di stringere, baciare e coccolare.

 

Il quarto d’ora vola e dobbiamo scappare via..Si giunge finalmente a Ziguinchor, ecco padre Nicola col suo sorrisone, ad attenderci, il tempo di 2 chiacchiere e… arriva Clementine con Jean Pierrre. La vediamo tesa e dimagrita, Jean Pierre pensa a risollevare gli spiriti, partendo a raffica con le sue domande, sfoggiando l’italiano che ancora ricorda:” Uè Valeio , e Fanco e la motò? Buongionno, ciao amoe ,aivedecci” Con Clementine si concorda di andare subito alla casa  dove sono sistemati i ragazzi. Giungiamo in un’abitazione abbastanza spaziosa ma piena di gente, naturalmente non capiamo bene chi ci abita e  chi è di passaggio. Ci fanno accomodare su delle panchette basse, gli altri tutti per terra., i 4 ragazzi dell’orfanotrofio ci sembrano così diversi! Certo, sono cresciuti ma non è quello. Sono più riservati, meno spontanei e festosi. Mi rattristo un po’, cerco di pensare che gli adolescenti sono adolescenti in tutto il mondo, anche la mia piccola Flavia, che ha la loro età. ultimamente è così cambiata! Un po’ di conversazione, nel frattempo Francesca e Simone escono per le fotografie. In seguito Francesca mi racconterà che fuori i ragazzi erano diversi, più affettuosi, con loro hanno riso e scherzato. Probabilmente, allontanati dal loro ambiente, non sanno più come comportarsi, sono solo diventati più timidi ed introversi.

 Il tempo passa, dobbiamo parlare di molte cose con Clementine, il posto migliore è al Seminario, con padre Nicola, amico comune e che parlando bene italiano, può aiutarci ad esprimere i concetti più complessi. Sono in assoluto le ore più difficili di questo viaggio. Questo incontro così breve, intenso e lacerante non lo dimenticherò mai.. Vogliamo saperne di più sui motivi del trasferimento, sui suoi progetti, su ciò che pensa in generale, sui problemi che ha avuto. Clementine ci racconta le sue verità, gli scontri che ha avuto con suor Paulette e suor Maria Teresa. Ad ogni parola capiamo che questo suo atteggiamento non ammorbidirà certo le superiore. Non siamo così informati sui fatti da  essere in grado di esprimere giudizi, in più, al di là di

tutto ,se pensiamo a questo controverso personaggio come a Clementine donna riusciamo a capire molto di più, se pensiamo a Clementine  suora, molto meno .D’altra parte la conosciamo, non  ritornerà sui suoi passi, il suo più grosso difetto? E’ testarda! Io piango tutto il tempo,temo che la sua posizione sia molto rischiosa, piango per tutto quello che è stato, che poteva essere e che difficilmente sarà. Sedhiou è troppo lontana e pare non sarà la sua destinazione definitiva. Per il momento non possiamo fare niente per lei, una cosa sola è chiara a tutti, noi abbiamo il compito di aiutare i bambini, non una suora, quindi, in qualsiasi caso è in qualche modo arrivato il tempo di voltare pagina. Lo sa anche Clementine! Piangiamo tutti, anche per ragioni diverse, ognuno di noi ha provato in quelle ore emozioni e sensazioni dfferenti,  in una cosa ci troviamo tutti d’accordo, se non fosse stato per lei Amico Senegal non sarebbe mai nata, di questo tutti le saremo eternamente grati. E’ arrivato però il difficile momento di  cominciare a lavorare più di testa e meno d’ impulso. Si parla, si parla, ma la soluzione non arriva… Padre Nicola, ci incoraggia tutti a continuare a lavorare come abbiamo fatto fino ad ora, i bambini hanno bisogno di noi, ci esorta ad essere più pazienti e fiduciosi. I problemi si risolveranno! Il momento dei saluti è vicino,siamo quasi  a metà pomeriggio, il pranzo preparato con tanta cura da padre Nicola, sta aspettando. Cle non può fermarsi oltre, la aspetta un lungo viaggio, non vuole affrontarlo col buio, è sola con la sua vettura. La supplichiamo ancora di scriverci, di spiegarci meglio , sappiamo che non lo farà… Ci abbracciamo tra le lacrime senza una parola, ognuno di noi prega mentalmente  qualcuno o per qualcosa. Questi saluti somigliano troppo ad un addio! Cle parte sola, soffocata dalle lacrime e noi rimaniamo soli, troppo soli, davanti al Seminario.

Tentiamo di sfogarci il più possibile, di ricomporci, non possiamo presentarci a tavola così, padre Nicola ha invitato altri Padri del Seminario e ha un ospite italiano che lo aiuta nel suo immenso orto. Ci mostra il “bagno”, capisce che non vogliamo presentarci tumefatti in volto. L’acqua del rubinetto esce tossicchiando ma è meglio di niente. Lui, discreto ci lascia tutto il tempo. Quando ci presentiamo ha un grande sorriso sulla sua faccia buona e ci assicura. “ Andrà tutto bene” Non tocchiamo più l’argomento e riusciamo a gustare ciò che ha preparato per noi. Segue una visita al suo meraviglioso immenso orto, ormai è un impero! C’è tutto, ha avuto e continua ad avere aiuti da italiani suoi amici dai tempi degli studi in Italia. Ormai, oltre al fabbisogno del Seminario, vende molto bene agli alberghi e ristoranti. E’ lui, questo giovane, intraprendente e stimato prete, il nostro uomo, quello sul quale, in futuro, potremo contare per il progetto” favorire lo sviluppo di microimprese “

 

 E’ Domenica, propone una Messa solo per noi, è straordinario, l’atmosfera è irreale. In questa cappellina sperduta nell’ Africa, un prete nero nero celebra una Messa tutta in italiano, canti compresi, per farci sentire come nella nostra Parrocchia. Ognuno di noi ha un diverso percorso di fede ma una cosa è certa, in nessuna Cattedrale  ci siamo sentiti così vicino a Dio. Salutiamo  padre Nicola, con lui è un rassicurante “ Arrivederci a presto”.  Nella strada del ritorno soffochiamo la malinconia concentrandoci sul “ lavoro”. Iniziamo a programmare il giorno dopo, che taxi prendere, a che ora ecc.. Dina che il giorno prima singhiozzava: “ Non so nemmeno una parola dI francese, l’ho studiato alle medie ma non ricordo niente” ( è comprensibile, abbiamo tutti superato i 50, anche se da poco!) La stessa Dina, disinvolta, picchia sulla spalla dell’autista ed inizia una spedita conversazione: domanda disponibilità, prezzi e orari per il giorno dopo. La guardiamo tutti a bocca aperta.” Ma tu non parli francese!” “ Bè,  cosa c’è di strano, mi è tornato in mente qualcosa!” Finalmente tornano le risate, le assicuriamo che questa è opera dello Spirito dell’ Africa, poi scherziamo:

“ Vedrai che domani parlerai correntemente Wolof” .Arrivata alla mia camera, ad attendermi c’è il “mio”, cane, si ripete la scena della sera  precedente. Sfinita per le emozioni, scivolo nel sonno.