Un viaggio attraverso le emozioni: una straodrinaria esperienza d’amore

Pubblicato il 12 settembre 2007 in Testimonianze

Ciao a tutti! Sono appena tornata dal mio quinto viaggio in Senegal.
Quella che ho vissuto è stata un’ esperienza così intensa che ho il solo timore di impoverirla con le mie parole… Confesso di aver esitato e di aver avuto paura prima della partenza, nel pieno della stagione delle piogge, ospite in orfanotrofio, consapevole della mia fragilità.
Sono tornata, in verità un po’ malconcia, mi sono ammalata, una fatalità, probabilmente una banale febbre di gola, poteva capitare anche qui. La cosa veramente importante per me è di aver sfidato il mio fisico e di aver superato la prova. Ora mi sento più forte e tanto, tanto arricchita dentro. Certo potevamo fare di più,potevamo fare meglio ma se abbiamo un po’ deluso qualcuno vi prego di considerare che è stato solo un inizio.
Quanti pensieri, ricordi si affacciano alla mia mente in questo momento: l’accoglienza delle suore giovani, la tenerezza delle suore mamì (le nonne), gli abbracci polverosi dei bambini e i baci dolci e umidi dei più piccolini.
Poi i biberon, le pappe, i pannolini, le docce e i giochi. Il nuovo salone, frutto del nostro e vostro lavoro, che aiutava tanto noi e i bambini a ripararci da quel caldo insopportabilmente appiccicoso e dalla pioggia che allagava tutto!
Dopo una settimana la mia malattia, la paura negli occhi di Giulia e in quelli delle suore. Voglio ringraziare Cristina, la mamma di Giulia, medico, che mi ha curata per telefono, sostenendoci e rassicurandoci.
E poi Abibe, un anno, che in 24 ore, la malaria ci ha portato via. Quanta voglia di fuggire in quel momento e poi la consolazione di poter almeno sostenere suor Clementine, il nostro dolore è immenso ma il suo è infinitamente più grande, con Abibe se n’è andata una parte di lei.
GRAZIE “PICCOLA GRANDE” GIULIA per esserti occupata anche di me, eri sfinita quel tremendo giorno quando facevi la spola, correndo in ospedale da Abibe e in cameretta da me!
Grazie Cristina per la tua telefonata, per aver detto:”Vorrei essere lì con voi in questo momento!”. C’ERI!
Grazie Dede, sentire la tua voce ed il nostro piangere insieme mi hanno aiutata a sopportare quei terribili momenti.
Grazie Carmen per avermi sempre sostenuta con i tuoi messaggini.
Quando ho cominciato a sentirmi meglio, il sollievo delle suore, il rendermi conto che per loro la sconfitta della malattia è vissuta sempre come un piccolo miracolo.
Si prova a tornare alla normalità, i bambini aiutano: sento ancora la voce di Jeanne, due anni e mezzo, simpatica piccola peste che ha l’arte di finire sempre nei pericoli e il suo grido appassionato:”Alhulum prends moi”. Rivedo ancora la sua gemella, la mia vezzosa Paulette che mi corre incontro a braccia aperte con il suo IEEE…
Mi commuovo ripensando a Kadyetou, cinque anni, già così responsabile mentre si occupa dei più piccoli.
E poi Barnabè, quattro anni, mi intenerisco al ricordo della sua generosità, sempre pronto a cedere il suo posto ed i giocattoli ( fornitura Amico Senegal) ai bambini più piccoli.
Che gioia poter constatare che con il passare dei giorni non ero più alhulum ma ero diventata Fransi.
Infine gli arrivederci, questa volta più difficili che mai. Quanta nostalgia!
Ora posso pensare a quella piccola comunità come alla mia grande famiglia Africana.
Abibe, voglio pensarti così: Un piccolo, sorridente, simpaticissimo angelo nero!
A chi al termine del mio racconto commenta con un sospiro: “Eh, questa è l’Africa!”.
Rispondo che sono d’accordo con la constatazione ma mai e poi mai con la rassegnazione.
Se nella mia vita, con il vostro aiuto, dovessi salvare anche un solo bambino o rendere migliore la vita a più di qualcuno, sarò già contenta e certamente continuerò a lottare per questo.

Ciao a tutti
Francesca