Visita all’orfanotrofio di Kabrousse

Pubblicato il 31 dicembre 2006 in Lo SPIRITO dell'Africa

Oggi visiteremo l’orfanotrofio di Kabrousse dove opera Suor Martine. Di taxi non se ne trovano in quanto è la festa musulmana del “montone” (Festa del Tabaskin) e tutti si spostano tra i villaggi per riunirsi a pranzo con parenti e amici. Ci faremo una bella camminata di 3 Km, peccato che avevamo previsto di portarci 5 valigie di materiale umanitario per Suor Martine! Se la mia teoria sullo SPIRITO dell’Africa funziona, qualche santo provvederà.

La passeggiata lungo la strada che porta a Kabrousse è piacevolissima; tutti ci salutano con i loro kasumai (“come va?” usato “alla francese” come saluto) e ci stringono la mano, i bambini ci accompagnano per mano per un lungo pezzo di strada. Il loro intento è chiaro, vogliono il “bon bon”, ma non lo chiedono, aspettano che sia tu a decidere cosa fare; la dignità si impara fin da piccoli.
Le donne in occasione della festa si vestono con costumi coloratissimi. Sono molto belle alte, longilinee, dal portamento fiero e lineamenti gentili.

Ed ecco che lo SPIRITO ritorna. Passa un taxi … “Cristina !” Grida il taxista. E’ Jacob un ragazzo che si scarrozzava Cristina e Francesca nel loro precedente viaggio di Pasqua. Ci offre un passaggio a prezzo scontato e ritorniamo in albergo a prendere le valigie.
Arriviamo all’orfanotrofio. E’ Domenica. Suor Martine e tutti i bambini sono in Chiesa. Perfetto! Parteciperemo anche noi alla Messa Diola, che prende il nome da una importante componente etnica del luogo prevalentemente cattolica: canti, tamburi, una celebrazione molto coinvolgente. All’uscita da messa Giulia offre una caramella ad una bambina e le conseguenze sono immaginabili. I più piccoli avevano già addocchiato gli ambìti “bon bon” durante la messa, sbirciando dietro le gonne delle madri, ma senza mai disturbare la cerimonia religiosa. Ma una volta terminata la messa tutti corrono contenti verso Giulia tendendo le manine.

Vedo alcune suore, chiedo di Suor Martine e finalmente ho la possibilità di conoscerla. Una suora dolce, pacata. Vicino a lei un gruppo di bambini vestiti tutti uguali con abitini dalle vivaci fantasie azzurre e verdi, sicuramente i bambini dell’orfanotrofio.
Ci rechiamo all’orfanotrofio, una bella costruzione ristrutturata di recente da un gruppo di volontari italiani. Penso a Suor Clementine e al suo disastrato Orfanotrofio e mi prometto che farò di tutto per farne una struttura dignitosa.
Dal lato opposto dell’ampio cortile sorge la scuola elementare, al momento vuota per le vacanze di Natale.

Apriamo le valigie e mostriamo a Suor Martine il contenuto: vestiti, medicinali, materiale di igiene personale. Una valigia, pesantissima, è piena zeppa di libri: testi in francese di lettura, scolastici, favole per bambini. Suor Martine apprezza moltissimo i doni; i suoi bimbi vanno alle elementari e hanno bisogno di libri oltre che di giochi.

Mostriamo il calendario dell’associazione ed il volantino e sorprendentemente i bambini riconoscono subito i loro vecchi amici di Oussouye. Molti di loro provengono infatti dall’orfanotrofio di Suor Clementine. Qualcuno mostra una vena di tristezza e nostalgia per il suo vecchio orfanotrofio.
Luisella apre la valigia dei giochi… tantissimi, piccoli giochi. Scompare alla nostra vista, letteralmente sommersa dai bambini. Emergerà dopo mezz’ora.
Visitiamo la vicina maternità, un locale molto spartano, il minimo indispensabile per far nascere i bambini.

Conosciamo Suor Domitilla, esperta ostetrica autodidatta, ed abbiamo immediatamente l’impressione di una persona molto competente e responsabile. Ci spiega i problemi della maternità e le promettiamo che cercheremo di aiutarla.
Ci accordiamo con Suor Martine per ritornare il giorno 4 Gennaio alla riapertura della scuola, così da fotografare i bambini delle elementari per le nuove adozioni.